EChiLiBRiST, un lungo acronimo per indicare il consorzio internazionale che partecipa al progetto europeo per ridurre la mortalità dovuta alla febbre nel bambino. Sta per “Enhancing Children’s Lives with Biomarkers for Risk Stratification and Triage” e per l’Italia ne fa parte l’ospedale pediatrico Bambino Gesù.
Sono 13 le istituzioni che hanno aderito da tutto il mondo. Oltre all’OBG, ci sono: per la Germania, Eberhard Karls Universitaet Tuebingen; per la Spagna: Universitat Autònoma de Barcelona, BioEclosion ed Eurecat; la società internazionale di consulenza scientifica Asphalion per Spagna, Germania e UK; per il Regno Unito partecipano anche la London School of Hygiene and Tropical Medicine e la London School of Economics; per il Mozambico, il Centro de Investigação em Saúde da Manhiça; Haramaya University per l’Etiopia; il Centre de Recherches Médicales de Lambaréné per il Gabon e la University Health Network per il Canada.
Il progetto durerà cinque anni – fino al 2027 – ed è stato finanziato dalla Commissione Europea per 2.287.485,20 euro, nell’ambito del programma di ricerca Horizon Europe. L’obiettivo è sviluppare un test predittivo sull’evoluzione degli stati febbrili nei bambini.
Febbre nel bambino, primo sintomo di malattie infettive
Spiega l’OBG, che la febbre nel bambino è “uno dei segnali più importanti delle malattie infettive che, se non trattate, possono portare anche alla morte“.
“La febbre è un indicatore fondamentale delle malattie infettive. Ogni anno nel mondo si registrano oltre un miliardo di episodi febbrili. Nell’Africa subsahariana un bambino di età inferiore ai 5 anni sperimenta in media fino a 6 episodi di febbre all’anno. Sebbene la maggior parte degli episodi siano lievi, alcuni possono evolvere in malattie potenzialmente letali. Nell’Africa subsahariana, il 50% dei decessi per febbre tra i bambini si verifica a livello di comunità, senza accesso all’assistenza sanitaria“.
Un test predittivo per migliore la sopravvivenza
Il test predittivo al quale si vorrebbe arrivare in questi cinque anni di studio e sperimentazione, servirebbe a “migliorare la stratificazione del rischio delle sindromi febbrili e migliorare la sopravvivenza dei bambini“. Il nuovo strumento inoltre dovrà anche essere compatibile per l’uso in contesti a basso reddito. Un fattore molto importante soprattutto per il contesto africano.
Due le fasi previste:
- progettazione e validazione del dispositivo;
- studi clinici in tre Paesi africani.
“La febbre è un eccellente sistema di allarme per i medici, ma spesso è difficile riconoscere le febbri causate da infezioni pericolose per la vita da quelle causate da condizioni benigne e autolimitanti. Con il progetto EChiLiBRiST – spiega Quique Bassat, principal investigator del progetto – miriamo a misurare i biomarcatori di gravità al letto del paziente, con la speranza di trasformare la gestione della febbre a livello globale. Con un focus più mirato sui pazienti che richiedono davvero interventi prioritari, possiamo ridurre mortalità, disabilità e i costi dell’assistenza sanitaria“.