Cosa sono le ecomafie? Quando si parla di smaltimento dei rifiuti e di ambiente, purtroppo nel nostro Paese, e non solo, si è spesso costretti a citare il fenomeno delle ecomafie.
In questa guida, coordinata dall’Avv. Ezio Bonanni, vediamo nel dettaglio cosa sono le ecomafie e come e quando vengono perseguiti i crimini legati all’ambiente. L’annuale rapporto di Legambiente sulle ecomafie ci permette di approfondire la situazione in Italia e in quelle zone della penisola particolarmente colpite dal fenomeno. Tra queste la cosiddetta Terra dei Fuochi e il Triangolo della Morte.
Indice dei contenuti Cosa sono le ecomafie? Rapporto ecomafie di Legambiente Legge sugli ecoreati La terra dei fuochi Tempo stimato di lettura: 6 minuti |
Ecomafie: cosa sono?
Ecomafia è un neologismo coniato per la prima volta da Legambiente, associazione ambientalista, per definire tutte le attività illegali perpetrate dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso che arrecano danni all’ambiente.
Compaiono tra le attività delle ecomafie il traffico illegale e lo smaltimento illegale dei rifiuti, pericolosi e non, ma anche il traffico di buste shoppers illegali, l’abusivismo edilizio su larga scala, incendi boschivi e illegalità nel mercato dell’agro alimentare. Questo insieme di crimini ambientali frutta alle ecomafie un indotto milionario ogni anno.
Storia dell’insorgenza delle ecomafie
Nel 1982 con l’emanazione del D.P.R. (DECRETO DEL PRESIDENTE) 10 settembre 1982, n. 915 (“Attuazione delle direttive (CEE) n. 75/442 relativa ai rifiuti, n. 76/403 relativa allo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili e n. 78/319 relativa ai rifiuti tossici e nocivi”), abbiamo avuto a che fare con le prime notizie sull’operato delle ecomafie.
I primi reati che segnano il legame tra mafia e rifiuti furono accertati nel 1991. Sei imprenditori ed amministratori furono condannati nella Settima Sezione del Tribunale di Napoli per abuso di ufficio e corruzione e assolti dal reato di associazione mafiosa. Il crimine ambientale riguardava lo smaltimento dei rifiuti.
Per vedere coniato il termine ecomafia bisognerà aspettare ancora qualche anno. La parola appare per la prima volta nel 1994 in un documento pubblicato dall’associazione italiana Legambiente, intitolato Le ecomafie – il ruolo della criminalità organizzata nell’illegalità ambientale, redatto in collaborazione con Eurispes e con l’Arma dei Carabinieri.
Nel 1997 si pubblica il primo Rapporto Ecomafia di Legambiente che da allora, ogni anno, fa il punto sulla situazione nel nostro paese.
Nel 1995, inoltre, è stata istituita la “Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti”.
Rapporto ecomafie di Legambiente 2021
Il rapporto di Legambiente sulle ecomafie del 2021, nonostante il calo dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine in relazione alla pandemia da Covid-19, evidenzia che i crimini ambientali sono stati lo 0,6 per cento in più rispetto all’anno precedente. “Sempre alta l’incidenza dei reati ambientali – si legge nel rapporto – nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, dove sono stati 16.262 (il 46,6 per cento del totale), con 134 arresti: nel 2019 erano stati ‘soltanto’ 86. Nel complesso, il mercato illegale pesa sull’economia per 10,4 miliardi di euro”.
La natura è sotto attacco: codice rosso per boschi e fauna, con 4.233 reati relativi agli incendi boschivi (+8,1%), e 8.193 quelli contro gli animali.
L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente.
I dati che raccontano come questo avviene sono raccolti da Legambiente nel report annuale dedicato alle illegalità ambientali, Ecomafia 2021. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia in vendita in libreria edito da Edizioni Ambiente.
Legge sugli Ecoreati e criminalità ambientale in Italia
La Legge 68/2015, approvata nel 2015, è uno strumento importantissimo nella lotta alla criminalità ambientale, sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione.
Nel 2018 la legge è stata applicata dalle forze dell’ordine per 1.108 volte, più di tre al giorno, con una crescita pari a +129%. Nel 2018, secondo il rapporto di Legambiente è stata applicata in 218 contestazioni legate all’inquinamento ambientale, con una crescita del 55,7% rispetto all’anno precedente, 88 volte in caso di disastro ambientale e 86 sono state le contestazioni per il delitto di traffico organizzato di rifiuti (15 casi di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, 6 delitti colposi contro l’ambiente, 6 di impedimento al controllo e 2 di omessa bonifica).
Il 45% degli illeciti legati all’ambiente e all’operato delle ecomafie si concentrano in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. La Campania domina nel 2018 la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti (14,4% sul totale nazionale), seguita dalla Calabria (3.240). La Toscana è, dopo il Lazio che ha registrato poco più di 2.000 reati. Ovvero, la seconda regione del Centro Italia per numero di reati (1.836), seguita dalla Lombardia, al settimo posto nazionale. La provincia con il numero più alto di illeciti si conferma Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari (711), Palermo (671) e Avellino (667).
La Terra dei Fuochi e il problema dei rifiuti
Con l’espressione Terra dei Fuochi si intende una estesa area della Campania a cavallo tra le province di Napoli e di Caserta, particolarmente interessate dall’attività illegale delle ecomafie e in particolare dall’interramento illegale di rifiuti tossici e seciali e ai roghi di rifiuti. I roghi dei rifiuti tossici sprigionano nell’aria sostanze nocive come la diossina, pericolose per la salute degli esseri viventi che vivono nelle vicinanze.
L’espressione nasce negli anni 2000. Nel 2003 fu usata nel Rapporto Ecomafie di quell’anno di Legambiente e in seguito da Roberto Saviano nel libro Gomorra.
Le indagine scientifiche hanno evidenziato una correlazione tra i fenomeni in atto nella Terra dei Fuochi e l’aumento del numero di casi di neoplasie tiroidee.
SMA Campania, una società in house che si occupa del contrasto di questi fenomeno ha messo a punto:
- il servizio di pattugliamento e rilevamento delle microdiscariche presenti sul territorio con strumenti di smartworking;
- il servizio di spegnimento dei roghi tossici;
- 4 Presidi Operativi ubicati in 4 comuni di cui uno attivo h24 (Giugliano in Campania).
In Campania Triangolo della Morte: Acerra-Nola-Marigliano
Il triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano è un’area compresa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano in Campania. La zona è tristemente nota per il forte aumento della mortalità per cancro della popolazione locale, correlato allo smaltimento illegale di rifiuti tossici Italia da parte della camorra. I rifiuti erano provenienti principalmente dalle regioni industrializzate del Nord-Italia.
La definizione venne utilizzata nell’agosto 2004 dalla rivista scientifica The Lancet Oncology che pubblicò uno studio di Kathryn Senior e Alfredo Mazza dal titolo: Italian “Triangle of death” linked to waste crisis (Il “Triangolo della morte” italiano connesso alla crisi dei rifiuti).