Donne e bambine come strumento di guerra

Donne stuprate in guerra come oggetto di manipolazione e dominio

In Ucraina gli orrori della guerra emergono ogni giorno in maniera più atroce. E non si tratta solo di una guerra, ma anche di dominazione senza scrupoli, violenza psicologica e fisica per terrorizzare, dominare, manipolare e spaventare. Da secoli le guerre non sono solo conflitto di interessi ma, purtroppo, lo specchio dell’assenza di “umanità” e perversione della mente.

Ma cos’è la guerra? Uno scontro di interessi o uno sterminio che coinvolge le fasce più deboli come donne e bambini? A Bucha 25 donne hanno raccontato le violenze subite dai militari russi. Questo è quello che ha riferito alla Bbc un funzionario ucraino.

Non si conosce il numero di donne e bambine violentate

Lyudmyla Denisova, commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, ha affermato che un numero telefonico gratuito che offre supporto alle vittime di violenza sessuale, ha ricevuto almeno 25 denunce di stupro di ragazze di età compresa tra i 14 e i 24 anni da parte dei soldati russi.

«Le violenze sono avvenute un mese fa. Continueremo a documentare questi terribili crimini e ogni criminale sarà punito», ha detto Denisova. Mosca, invece, nega di aver compiuto atrocità a Bucha.

Una scia di donne che diventano, attraverso la dominazione e lo stupro, strumento di guerra. Il tutto per lasciare un segno indelebile di “superiorità” e di controllo sull’altro, sulle mogli che vengono contaminate e umiliate davanti ai mariti e allo Stato.

In Ucraina sono state violentate anche bambine. Come raccontato dalla giornalista Dubovska, un’innocente di soli 9 anni è stata stuprata da undici soldati e brutalmente uccisa.  La Dubovska racconta che la piccola non solo ha assistito all’uccisione dei genitori ma, come riporta l’esame del DNA eseguito sul corpo, è stata stuprata da undici uomini diversi. «È successo circa due settimane fa. L’ho scoperto solo ora. Non ero un testimone. La storia si basa esclusivamente sulle parole di un mio parente. Non so se la famiglia sia stata sepolta e dove», scrive.

Donne stuprate in guerra: la storia che si ripete

Purtroppo, da sempre, lo stupro anche di gruppo, di donne e di fasce più deboli è considerato uno “strumento di guerra” e abuso di potere. Una coercizione, cioè un modo di lasciare un segno indelebile non solo sui corpi ma nelle menti. Per intimidire il nemico. Per non far dimenticare.

Nella storia ogni guerra da quelle antiche fino ad oggi è stata caratterizzata da questa forma di dominio.

L’ONU ha riconosciuto lo stupro come arma di guerra solo nel 2008.

Nonostante gli stupri siano, purtroppo, una costante negli scenari di guerra nella storia, solo nella seconda metà del XX secolo sono stati condannati dalle comunità internazionali. I primi tentativi di sanzione per stupro come crimine di guerra a livello giudiziario furono quelli rinvenuti nella Convenzione dell’Aja del 1907. Nell’articolo 46 viene citato come obbligo quello di rispettare l’onore e i diritti della famiglia durante l’occupazione di territori esteri. Quindi erano punibili solo in quanto “violenza di genere e costume”.

La Seconda guerra mondiale e le “marocchinate”

Durante la Seconda guerra mondiale sono stati commessi stupri dalle forze armate di tutti gli stati coinvolti. Ricordiamo anche i goumiers, “soldati irregolari” reclutati durante il Novecento dall’esercito francese, originari del Marocco. Combatterono con la Francia durante la Seconda guerra mondiale. Stuprarono oltre 7mila donne ma anche bambini e uomini. Le violenze furono, poi, denominate dagli italiani come le cosiddette marocchinate.

I tribunali militari internazionali, sia quello di Tokyo sia quello di Norimberga che avevano il dovere di perseguire i crimini bellici, non hanno condannato gli stupri come un reato sessuale. Nonostante le prove e le testimonianze. Si pensa che le corti non si siano pronunciate sugli stupri perché all’epoca la donna era poco tutelata e non c’era sensibilità verso il genere femminile. Si pensi che le donne hanno avuto il diritto al voto solo nel 1948 con l’adozione delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani.

La donna ha dovuto lottare per la propria libertà

L’assenza di una normativa in Italia verso lo stupro come crimine di guerra è resa ancora più grave con la sentenza della Corte costituzionale del 1987 che affermava: “la violenza carnale ad opera di militari stranieri presenta aspetti del tutto peculiari. Si tratta, infatti, da un lato dell’aggressione ad una libertà che, diversamente da altre, non è suscettibile di compressione per effetto dello stato di guerra; dall’altro di un fatto che, esulando dalle operazioni belliche, conserva anche in questo contesto il carattere di delitto.

Ciononostante, essa resta concretamente non perseguibile, sicché la rilevata carenza di tutela risarcitoria nell’ordinamento pensionistico sta a fronte di una carenza di tutela penale e (conseguentemente) risarcitoria durante lo stato di guerra”. Sentenza n. 561 del 10 dicembre 1987.

La Convenzione di Ginevra

La Convenzione di Ginevra del 1949 nell’articolo 27 afferma: “le persone protette hanno diritto, in ogni circostanza, al rispetto della loro persona, del loro onore, dei loro diritti familiari (…), Le donne saranno specialmente protette contro qualsiasi offesa al loro onore e, in particolare, contro lo stupro, la coercizione alla prostituzione e qualsiasi offesa al loro pudore”.

Questa norma non tutelava la donna nella sua integrità psico-fisica, ma nella sua “funzione strumentale” cioè come tutela dei valori tradizionali e familiari. Inoltre, per evitare condotte che avrebbero portato indecenza nello Stato. Gli stupri durante i conflitti nell’ex Jugoslavia e nel Ruanda furono tantissimi.

Un’altra recente guerra marchiata dalle violenze sessuali fu il conflitto del 1992-1995 in Bosnia ed Erzegovina. Ma non solo.

Le donne venivano torturate e ingravidate

Spesso, per paura di una riprovazione sociale, molte rifiutarono di raccontare che avevano subito uno stupro ma solo torture.
In seguito agli stupri commessi nella ex Jugoslavia il 18 dicembre del 1992 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dichiarò: “prigionia di massa, organizzata e sistematica e lo stupro di donne, in particolare di donne musulmane, in Bosnia e in Erzegovina un crimine internazionale da affrontarsi in via prioritaria”.

I Tribunali internazionali

I Tribunali internazionali cambiarono le cose. Per primo l’ICT (International Criminal Court, Corte penale internazionale) adottò una sentenza di condanna qualificando lo stupro come reato contro l’umanità. Successivamente, l’ICTR (International Criminal Tribunal of Ruanda) fu il primo tribunale internazionale che dichiarò una persona colpevole di stupro in quanto reato di genocidi.

Grazie alle sentenze, la violenza sessuale assunse un diverso significato: dal semplice reato per violenza di genere divenne reato di stupro sessuale come arma di guerra. In concomitanza all’attività delle Corti, si mossero gli organismi internazionali.

Finalmente nel giugno 2008 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato ufficialmente la condanna dello stupro come arma di guerra appoggiata da trenta Paesi.

Dunque, la legge parla chiaro. Questi delitti non possono e non devono rimanere impuniti. Purtroppo, però, come dimostrano gli eventi recenti, la storia si ripete.


Autore: Ilaria Cicconi