Gli interventi proposti dall’Istituto Superiore di Sanità per prevenire la depressione post partum e il suicidio
La gravidanza è un momento importante nella vita di una donna così come il parto. Avvengono cambiamenti fisici, ormonali ma anche mentali. La donna diventa portatrice e responsabile di una nuova vita e questa esperienza, per quanto bellissima e frutto di un estremo atto d’amore, può scatenare paure, insicurezze, fragilità e la cosiddetta depressione post partum.
Purtroppo i dati sono allarmanti: il suicidio è la prima causa di morte materna in Italia a un anno dal temine del parto. Spesso le donne non riescono a trovare la forza di chiedere aiuto e si ritrovano sole ad affrontare questo cambiamento che in alcuni soggetti porta devastazione e sconforto e, come dimostrano i dati, all’atto di “liberazione” estremo, cioè il suicidio.
Le cause
Le motivazioni possono essere molteplici: depressione, non accettazione di sé e/o del bambino, violenza domestica e abusi fisici o psicologici da parte del partner ma anche alcuni fattori sociali determinanti.
Ci sono, ad esempio, donne che scelgono di portare avanti la gravidanza da sole o quelle che si affidano all’inseminazione artificiale e si ritrovano a “combattere” con i pregiudizi di coloro che non comprendono questo tipo di scelta. Ci sono anche molte donne che, abusate dal marito, cadono in uno stato di disperazione e desiderano solo la morte. Alcune hanno la forza di lasciar il compagno e salvare il bambino altre, invece, vivono una situazione così frustrante da scegliere il suicidio.
Anche nelle “famiglie più normali” può accadere che la donna si ritrovi in uno stato di depressione per i cambiamenti e l’accettazione di una nuova vita e responsabilità. Per questo l’Istituto Superiore di Sanità ha disposto le nuove linee guida a sostegno della salute mentale in epoca perinatale in seguito ai dati allarmanti e il numero di suicidi in aumento (dal 12% nel 2006-2012 al 16,9% nel 2011-2019).
-Una riguarda uno screening per depressione e ansia a tutte le donne, in occasione di ogni bilancio di salute dalla gravidanza fino a un anno dal parto.
-L’altra riguarda l’organizzazione di reti per depressione e ansia a tutte le donne, in occasione di ogni bilancio di salute assistenziali integrate, nelle regioni in cui ancora non esistono, per la diagnosi e il trattamento dei disturbi di salute mentale durante e dopo la gravidanza come spiegato da Serena Donati, direttrice del reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS, che ha curato l’aggiornamento della linea guida.
Perché è importante la prevenzione
Tenendo conto delle cause della depressione post partum che possono essere di natura diversa (come detto precedentemente) trascurare i fattori di rischio mette in pericolo non solo la salute della donna ma anche quella del bambino perché un eccessivo stress può portare a una gravidanza prematura o a rischio, aborto spontaneo, conseguenze dopo il parto nell’allattamento, nell’accettazione e gestione del neonato. In base all’Organizzazione Mondiale della Sanità una donna su tre è vittima di violenza fisica e una su quattro subisce violenza durante la gravidanza.
La depressione post-partum
I giorni dopo il parto sono caratterizzati da un calo dell’umore e da instabilità emotiva. Tutto questo è fisiologico e interessa moltissime persone (tra il 30% e l’85%) ma, fortunatamente, è spesso transitorio e non si tramuta in una patologia. Il vero e proprio disturbo depressivo post partum è una forma di depressione che esordisce durante la gravidanza o entro le prime quattro settimane successive al parto. Viene spesso diagnosticata quando i sintomi si verificano entro 12 mesi dalla nascita del bambino (DSMV). I sintomi sono quelli della depressione maggiore con aggiunta le preoccupazioni ossessive per il bambino e per la sua sicurezza. Purtroppo, i pensieri suicidari colpiscono molte donne affette da questo tipo di patologia e alcune presentano addirittura l’intento di far male al proprio figlio (cosa diversa dai sintomi ossessivi in cui la donna ha l’angoscia e la paura di nuocere a sé e al piccolo).
I rischi per il bambino
Non bisogna mai sottovalutare i primi segnali della depressione soprattutto perché l’umore materno interferisce con quello del neonato e contribuisce alla formazione della sicurezza e dell’attaccamento. I rischi per il bambino possono essere significativi soprattutto durante il periodo della crescita: i piccoli, infatti, vanno incontro a problemi nei processi di regolazione affettiva; disturbi comportamentali con tendenza all’aggressività; disturbi ansiosi; deficit nello sviluppo cognitivo; deficit dell’attenzione; incompetenza sociale; deficit dell’apprendimento con difficoltà di adattamento scolastico; difficoltà temperamentali; disorganizzazione emozionale; sintomatologia depressiva subclinica o disturbi depressivi veri e propri; modelli di attaccamento di tipo prevalentemente insicuro.
La maternità deve essere una scelta ponderata

Si può scegliere la maternità. Essere madre è un percorso difficile e un momento di crescita sia per il piccolo che per la donna. Non bisogna farsi condizionare dalla società che vede spesso una donna che sceglie di non avere figli “incompleta” o di mettere al mondo un figlio solo per compiacere il proprio partner. Essere madre è una grande responsabilità: non esistono madri perfette ma è essenziale l’amore verso il piccolo, l’impegno e il saper ritagliare, quanto si sente la necessità, il tempo per sé stesse senza sentirsi in colpa. Perché una donna felice è una madre migliore.
“Non è possibile essere una madre perfetta. Ma ci sono milioni di modi per essere una buona madre”. Jill Churchill