Dalle Feriae Augusti a “l’incombustibile”: amianto, il filo che attraversa i secoli

Parlare di lavoro, malattia e diritti a pochi giorni di Ferragosto . Perché è proprio durante questa ricorrenza, quando l’Italia sospende il ritmo, che sento l’urgenza di ricordare ciò che non può andare in ferie: la tutela della vita di chi ha respirato polvere d’amianto. Sono un avvocato che da anni ascolta vedove, figli e lavoratori segnati da un’esposizione che avrebbe potuto essere evitata.

La nostra tradizione colloca il Ferragosto nelle Feriae Augusti, istituita da Augusto per segnare la pausa dopo i lavori nei campi. Era un tempo di tregua, di cura del corpo e della comunità. In quelle stesse età classiche, greci e romani osservavano già con stupore una fibra “che non brucia”: l’amiantos. Alcuni raccontavano di tessuti che, sporchi, venivano ripuliti passandoli al fuoco. In quel bagliore antico sta l’origine della nostra ambivalenza: l’utile che confina con il pericolo. Se la festa celebrava la pausa, l’amianto prometteva continuità e protezione dal fuoco, cioè il contrario della sospensione. La modernità ha spinto quella promessa fino all’eccesso.

Dalla Rivoluzione industriale al Novecento italiano – amianto ovunque

Con l’elettrificazione, la cantieristica e la siderurgia, la fibra è entrata ovunque: navi, officine, centrali, edilizia civile. L’Italia l’ha usata fino a farne un ingrediente della quotidianità: lastre, coibentazioni, guarnizioni, scuole e ospedali. Ufficialmente, la messa al bando è arrivata negli anni Novanta. Ma i materiali non spariscono con una legge; restano nei tetti, nei pavimenti, nelle intercapedini, negli impianti. Restano nella carne di uomini e donne che, anni dopo, sviluppano patologie che portano nomi che ho imparato troppo bene: mesotelioma, asbestosi, carcinomi correlati. Ogni diagnosi arriva come una lettera datata decenni prima. La latenza lunga è la crudeltà dell’amianto: ciò che hai respirato da giovane ti chiede conto quando i figli sono ormai grandi.

Ferragosto tra cortili e officine: la voce di chi chiede conto

Ogni sentenza vinta non restituisce ciò che è stato perduto, ma fissa un principio: chi ha beneficiato del lavoro deve assumersi il peso delle conseguenze. È un esercizio di verità civile che dà un senso nuovo alla parola “festa”: celebriamo davvero quando proteggiamo i più fragili.

Storia lunga, responsabilità attuale: il dovere delle bonifiche e della trasparenza

Occorrono censimenti completi dei materiali residui, piani di rimozione e smaltimento sicuri, informazione chiara per scuole, condomìni, amministrazioni. La prevenzione reale è costituita da mappe, cronoprogrammi e controlli indipendenti. È fatta di medicina del lavoro che non si limita alla diagnosi tardiva, ma anticipa con sorveglianza sanitaria attiva. È composta di cause legali, ma anche di accordi in cui imprese e istituzioni riconoscono la propria parte senza attendere l’ultima udienza. La storia, se non la bonifichiamo, resta presente.

Un impegno personale che è pubblico: cosa significa “giustizia” in materia di amianto

Quando pronuncio la parola “giustizia” non penso soltanto al risarcimento, pur fondamentale. Penso al riconoscimento causale nelle sedi previdenziali, all’accesso rapido alle prestazioni, ai familiari che non devono trasformarsi in investigatori per dimostrare ciò che è stato evidente in fabbrica. Penso a un linguaggio rispettoso che non liquidi le vittime come “costi”. Penso, infine, alla formazione di tecnici e amministratori: la competenza è la prima barriera contro l’improvvisazione che crea nuovi rischi.

Ferragosto, una pausa per scegliere da che parte stare

Mentre l’Italia si ferma, scelgo di non archiviare. Invito a riflettere nei prossimi giornie dedicola giornata a chi ha lavorato perché altri potessero stare al sicuro, e a chi continua a cercare giustizia senza clamore. Le Feriae Augusti nacquero per onorare la fatica e concederle tregua. Il nostro tempo può onorarle in un modo più coerente: bonificando con rigore, assistendo con tempestività, riconoscendo senza esitazioni. Ferragosto è la festa del riposo, ma il modo migliore per celebrarla è prendere l’impegno che domani, tornati al lavoro, nessuno debba più morire. Questa è la speranza che, da avvocato e da cittadino, rinnovo in questa settimana d’estate.

Autore: Ezio Bonanni