Una dieta a base di cibi crudi porta benefici alla salute
I precursori del crudismo
Crudismo delle origini. I primi a intuire i benefici di una dieta a base di cibi crudi furono gli Esseni, una setta ebraica che viveva nei pressi del Mar Morto.
Le indicazioni del loro “Vangelo Esseno della Pace”, scoperto negli archivi Vaticani nel 1947 dallo studioso Edmond Bordeaux-Szekely, puntava tuttavia più ai benefici dello spirito che a quelli del corpo.
Le prime intuizioni scientifiche
Poco prima dello scoppio dell’influenza spagnola (1918), il dott. Arnold Ehret (1866-1922) affermò che “il grado di sporcizia interna dell’individuo medio è qualcosa di inimmaginabile”.
Il medico tedesco fu uno dei primi a intuire la correlazione tra cottura dei cibi e malessere generalizzato.
Successivamente, grazie ad alcuni esami iridologici, il dott. Manuel Lezaeta Acharan scoprì che la stragrande maggioranza della gente (il 99%) è febbricitante e presenta infiammazioni anche se ha una temperatura più bassa di 37°.
Ciò avviene a causa del surriscaldamento intestinale che raffredda gli arti e la pelle, mentre infiamma le viscere interne, perché sottrae sangue alla periferia dell’organismo.
Il parere dei medici “naturisti” sul crudismo
Nell’ultimo secolo, la riscoperta del crudismo si deve principalmente a dei medici naturisti o naturopati.
Su tutti ricordiamo:
1) H.M. Shelton, massimo esponente dell’Igiene Naturale, autore del testo “la Scienza della salute”;
2) Max Bircher Benner, un medico svizzero, che nel 1903 fondò una clinica che porta ancora il suo nome. Questa ovviamente fa del trattamento dietetico (frutta, verdura, semi oleosi e cereali in fiocchi) il suo cavallo di battaglia.
Scienze a confronto
Nel 1924, l’italiano dott. C. Lusignani dimostrò che, in caso di ingestione di cibi crudi, l’organismo si rilassa e rispetto al calibro vasale si determina una vasodilatazione con leucopenia (diminuzione del numero dei globuli bianchi).
Quando invece si consumano di cibi cotti, si verificano vasocostrizione e aumento dei globuli bianchi “leucocitosi”.
In pratica, l’organismo attiva una reazione di difesa verso un cibo che non riconosce come adatto a sé.
Il medico svizzero Paul Kouchakoff, in un saggio del 1937 confermò le tesi di Lusignani.
Tesi che furono tuttavia confutate dalla medicina tradizionale, secondo cui la leucocitosi digestiva sarebbe fisiologica.
Peccato però che questo processo non si determini mai con i cibi crudi.
Anche Gandhi spese parole favorevoli sulla dieta crudista. Nel suo libro “Regime e riforma alimentare” (1949), scisse: “Per liberarsi da una malattia, occorre sopprimere l’uso del fuoco nella preparazione del pranzo”.
I danni della cottura
Scopriamo nel dettaglio cosa accade in cucina.
Attraverso la cottura, il cibo viene privato della sua “energia vitale” e perde degli elementi essenziali per la salute come vitamine e sali minerali.
La cottura modifica altresì la struttura molecolare del cibo stesso (con la ritenzione di acqua per esempio).
Cosa che lascia nel nostro corpo residui di muco, acidità e altre scorie che finiscono per intossicare e infiammare l’organismo.
Falsi miti sul cibo cotto
Sfatiamo qualche mito sulle proprietà dei cibi cotti.
1) Non è più digeribile del crudo
In realtà il cibo cotto è solo più morbido e tenero.
Ad affermarlo, una ricerca effettuata nei laboratori di Battle Creek, nell’Istituto diretto dal dr. J. H. Kellogg;
2) Non è più nutriente
È solo più concentrato perché l’acqua evapora. In realtà nutre di meno perché, come accennato, la cottura distrugge i micronutrienti, la carica enzimatica e “denatura le proteine”;
Perché crudismo è meglio
Ma quali sono gli effetti benefici della dieta a base di cibi crudi o “crudista”?
Iniziamo specificando che in natura, tutti i processi biologici si svolgono entro limiti di temperatura ben precisi. Se rispettati, permettono a cellule e tessuti di svolgere le loro attività vitali.
Consumando alimenti crudi:
- Struttura chimica del cibo non viene modificata. Anzi, il cibo crudo sfiamma e disintossica, permettendoci così di eliminare le tossine in eccesso. Veleni cui sono attribuibili: sovrappeso, cellulite, astenia, infiammazioni alle vie respiratorie e altre malattie;
- Vitamine e sali minerali presenti negli alimenti restano intatti e conservati nel loro equilibrio originario;
- La digestione viene stimolata e facilitata, grazie ad una maggior presenza di ptialina, un enzima digestivo contenuto nella saliva la cui produzione è indotta dalla masticazione;
- Grazie alla maggior quantità di fibre ingerite, l’intestino viene stimolato.
Crudismo non vuol dire “non cuocere”
Utile precisare che crudismo non vuol dire che gli alimenti debbano essere consumati rigorosamente crudi.
Significa che la loro cottura non deve superare la cosiddetta “temperatura critica”.
Cosa vuole dire?
Ogni alimento ha la sua propria temperatura e questa non deve essere oltrepassata con il riscaldamento, altrimenti perde le sue virtù originali e scatena una reazione nell’organismo.
Nello specifico, la “temperatura critica” è il più alto grado di temperatura entro il quale, un determinato alimento può essere cucinato per una mezzora a bagno-maria e mangiato, senza cambiare la nostra formula ematica.
Questa temperatura critica non è la stessa per tutti gli alimenti crudi.
Essa varia in un intervallo di dieci gradi. La più bassa temperatura critica per:
- l’acqua è di 87°C;
- il latte è 88°C;
- i cereali, pomodori, cavoli e banane, 89°C;
- le pere, carne, 90°C;
- il burro, 91°C;
- le mele e arance, 92°C;
- le patate, 93°C;
- carote, fragole, fichi, 97°C.
Fatta questa premessa, i cibi possono essere tranquillamente frullati fino al massimo di temperatura di 30 gradi.
Attenzione alle controindicazioni
Mangiare crudo si riferisce principalmente al consumo di vegetali. In certi casi (es. infiammazioni gravi al colon) le verdure curde possono essere controindicate.
Meglio frullarle, consumarle con moderazione e assumere fermenti lattici appropriati.
Conclusioni : test sui cibi crudi
A seguito di 300 esperimenti su dieci individui di diversa età e sesso, è emerso che:
- L’aumento del numero di globuli bianchi e l’alterazione del loro rapporto percentuale che ha luogo dopo ogni pasto, non è un fenomeno fisiologico ma patologico. Esso è scatenato dall’introduzione nel sistema dei prodotti alimentari alterati per mezzo di alte temperature e da trattamenti complessi dei semplici prodotti della natura;
- Dopo il consumo di prodotti alimentari freschi crudi, la nostra composizione ematica non cambia in alcun lasso di tempo, né in conseguenza di qualsiasi combinazione;
- Se mangiamo dei prodotti alimentari naturali, modificati per mezzo di alte temperature, si manifesta un aumento del numero generale dei globuli bianchi, ma il loro rapporto percentuale rimane lo stesso;
- Ingerendo prodotti alimentari naturali alterati dai processi di produzione industriale, si manifesta un aumento del numero complessivo dei globuli bianchi, nonché un cambiamento nel loro rapporto percentuale.
fonti e referenze
Giuseppe Cocca
Szekely-Vangelo esseno della pace
Direzione TecnIca ABIN (associazione Bergamasca Igiene Naturale)
Simona Mazza