Una filiale di Johnson & Johnson dovrebbe comparire davanti al tribunale del New Jersey a causa del borotalco contaminato.
Il borotalco contaminato all’amianto
Borotalco Johnson & Johnson. La multinazionale americana è nell’occhio del ciclone da diversi anni per le oltre 38.000 cause intentate dai consumatori del suo talco.
La notissima baby powder per bambini è risultata infatti cancerogena, per via della presenza di amianto.
Per evitare di pagare risarcimenti stratosferici, a ottobre J&J aveva creato una società, sulla quale far confluire le passività legate appunto alle controversie giudiziarie.
LTL Management LLC, questo il nome della società, aveva presentato istanza di protezione dal fallimento nella Carolina del Nord, grazie ad una legge chiamata “Texas in due fasi”.
Nota anche come “Capitolo 11”, essa prevede l’uso legittimo del processo di “ristrutturazione”, consentendo alle aziende di dividersi in due attraverso una cosiddetta “fusione divisiva”.
In pratica, una parte della società manterrebbe i bilanci in attivo, mentre l’altra verrebbe gravata dalle passività.
La strategia mira a garantire che le cause pendenti non raggiungano mai una giuria e siano invece gestite in un tribunale fallimentare.
Risultato? I querelanti sarebbero costretti ad accettare risarcimenti irrisori e l’azienda non subirebbe grossi danni economici.
Questo espediente è stato utilizzato negli ultimi anni da altre società che si trovano ad affrontare contenziosi sull’amianto.
La decisione spetterà al giudice fallimentare
Gli avvocati dei querelanti- alcuni dei quali hanno sviluppato cancro alle ovaie e mesotelioma– ovviamente annunciano battaglia.
Essi sostengono che la manovra equivale a un abuso del sistema fallimentare. Essa avrebbe infatti solo lo scopo di aiutare un’impresa in difficoltà a riorganizzarsi e non aiutare un conglomerato ben capitalizzato a limitare la responsabilità legale per presunti illeciti.
Per tali motivi chiederanno al giudice di rifiutare la richiesta di bancarotta avanzata da Johnson & Johnson.
La decisione finale tuttavia spetterà al giudice fallimentare Michael Kaplan, il quale (lo scorso 14 febbraio) ha fatto sapere che si riserverà cinque giorni per decidere se archiviare o meno il caso di fallimento a fine mese.
L’indagine di Reuters sul borotalco contaminato
A dare inizio al caso del talco contaminato all’amianto, fu un’indagine di Reuters del 2018.
Secondo il giornale, J&J sapeva da decenni che il suo talco conteneva tracce di fibre di crisotilo, ma avrebbe tenuto segrete tali informazioni, sia alle autorità di regolamentazione sia ai consumatori.
Reuters aveva poi riportato in esclusiva le linee generali della strategia fallimentare ideata da J&J a luglio.
Ciononostante, l’azienda ha sempre smentito che il prodotto fosse nocivo.
“Non solo il nostro talco viene rigorosamente testato per garantire che non contenga amianto, ma è stato anche testato confermato come privo di amianto da una serie di laboratori indipendenti, università e autorità sanitarie globali” aveva dichiarato un suo portavoce.
La Food and Drug Administration statunitense aveva tuttavia trovato tracce di amianto in una bottiglia di talco acquistato online, costringendo l’azienda a emettere un richiamo nell’ottobre 2019. Da allora le vendite di borotalco sono diminuite fino a quando, nel maggio 2020 l’azienda non ha deciso di ritirare la baby power negli Stati Uniti e in Canada.
Riguardo all’inchiesta di Reuters, J&J non ha mai risposto alle domande dettagliate dei giornalisti sulla sua pianificazione della manovra fallimentare.
In una dichiarazione, si è candidamente giustificata spiegando di aver ritirato il prodotto in Nord America solo per via di un calo delle vendite “alimentato dalla disinformazione sulla sicurezza del prodotto“.
“La raffica di rivendicazioni legali non ha basi scientifiche valide”, ha affermato il portavoce.
Cause su cause: il borotalco è davvero nocivo
Da allora, si sono susseguite migliaia di cause, che hanno seriamente danneggiato la multinazionale.
Ne elenchiamo alcune:
- Il 13 luglio 2021 la giuria di St. Louis ha riconosciuto un risarcimento di 4,7 miliardi di dollari a favore di 22 donne americane colpite da cancro alle ovaie;
- Nell’agosto 2017 il Tribunale di Los Angeles ha condannato J&J a risarcire 417 milioni di dollari in favore di una donna colpita da cancro alle ovaie. La signora aveva usato il talco per tantissimi anni;
- Nel maggio 2017 una giuria del Missouri hastabilito unrisarcimento di 70 milioni di dollari in favore di una donna ammalatisi della stessa patologia;
- Nel 2016 il Tribunale di St. Louis ha condannato l’azienda a un risarcimento di 70 milioni di dollari per lo stesso motivo.
Un misero contentino
Ora J&J ha proposto di versare alla sua società LTL Management LLC, 2 miliardi di dollari da destinare ai 38.000 querelanti attuali e a quelli futuri, in cambio di un’esenzione da ogni responsabilità futura.
LTL potrebbe anche attingere a un flusso di ricavi da royalty, per un valore di oltre 350 milioni di dollari, al momento della dichiarazione di fallimento.
Un contentino misero per risolvere la questione.
Una giustizia alternativa
Se J&J dovesse ottenere l’approvazione del tribunale fallimentare, questa strategia, potrebbe essere adottata dalle grandi aziende che affrontano crisi di responsabilità simili.
Aggirare i processi dunque non sarebbe più difficile, anche nel casi un cui le aziende vendano prodotti nocivi per l salute.
“Questo è un passo avanti per rendere il fallimento un sistema giudiziario alternativo per le grandi società“, ha detto Jacoby uno dei legali dei querelanti.
Fonti
ibassecretariat.org
Reuters
www.fiercepharma.com/pharma/j-j-plowing
mission-statement.com/johnson-johnson/
Simona Mazza