Parlare di amianto è un atto di denuncia civile ed un dovere morale. Lo è per me, lo è per tutte le persone che rappresento ogni giorno, nei tribunali e fuori, come Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
La nostra azione nasce da un presupposto fondamentale: dare voce alle vittime dell’amianto e ottenere il giusto riconoscimento dei loro diritti, sempre nel rispetto delle leggi e delle istituzioni.
Tra i settori in cui l’uso di amianto è stato storicamente documentato, quello della cantieristica navale ha avuto, secondo numerose ricostruzioni e atti ufficiali, un ruolo rilevante. In particolare, in molti cantieri oggi riconducibili al gruppo Fincantieri – anche in seguito a fusioni e incorporazioni avvenute negli anni – è stato impiegato amianto almeno fino ai primi anni ’90. Come risulta da atti processuali e da pubblicazioni tecniche.
Esposizioni e malattie asbesto correlate
Questa esposizione è stata confermata da diverse sentenze e anche da documentazione tecnica. Ha riguardato sia i dipendenti diretti, sia lavoratori di ditte terze operanti in regime di appalto o subappalto. In questi casi, la giurisprudenza ha chiarito che può sussistere una responsabilità solidale o concorrente dell’appaltatore. Soprattutto quando questi esercitava il controllo operativo sulle attività, sui luoghi di lavoro e sul materiale impiegato.
In qualità di avvocato, ho patrocinato negli anni centinaia di lavoratori, o i loro familiari, che hanno contratto malattie asbesto-correlate. Le nostre azioni legali si sono fondate su norme precise del nostro ordinamento: dall’art. 2087 del Codice Civile, che impone al datore di lavoro l’obbligo di proteggere l’integrità psicofisica dei lavoratori, all’art. 2051 sulla responsabilità del custode, fino alle norme sulla responsabilità negli appalti.
È importante sottolineare che non è nostro intento criminalizzare alcuna azienda
Al contrario, il nostro lavoro si limita a ricostruire i fatti, sulla base di prove documentali e testimonianze, chiedendo che – laddove vi siano stati danni alla salute – sia riconosciuto un giusto risarcimento e, quando previsto, un indennizzo previdenziale.
Il nostro obiettivo è, da sempre, quello di costruire un ponte con la giustizia, affinché chi ha subito le conseguenze dell’esposizione all’amianto non resti invisibile. Abbiamo ottenuto risultati significativi in ambito risarcitorio e previdenziale, spesso anche in casi molto complessi.
Sappiamo che la storia dell’amianto in Italia è una storia dolorosa e stratificata, che riguarda responsabilità diffuse, un contesto normativo che si è evoluto tardi, e una consapevolezza sociale arrivata solo quando ormai i danni erano in parte compiuti.
Tuttavia ogni sentenza vinta, ogni diritto riconosciuto, è un passo avanti verso una cultura del lavoro fondata sulla salute, sulla dignità e sulla prevenzione.
La nostra battaglia continua, con rispetto e rigore, senza mai abbassare la voce.