L’idea della circoncisione può essere come affrontare un drago nel buio della mente. Il dottor Giuseppe La Pera, urologo e andrologo dell’UPMC Salvator Mundi International Hospital di Roma, evidenzia come questa paura possa diventare un ostacolo nel prendere decisioni importanti riguardo alla salute. In particolare, quando si tratta di interventi come la circoncisione per la fimosi, questa ansia può portare a ritardi, che causano una sofferenza psicologica evitabile.
Il dottore sottolinea pertanto l’importanza di tentare di gestire questa paura, negli adolescenti e negli adulti, in tre semplici mosse
Circoncisione: focus del tema
La pratica della circoncisione di cui parleremo in questa sede, non coinvolge i neonati, che rappresentano circa un terzo della popolazione mondiale e sono sottoposti a procedure ben diverse.
Ciò su cui ci concentreremo riguarda invece gli adolescenti e gli adulti che, a seguito dello sviluppo o di una patologia del prepuzio, hanno necessità di risolvere il problema attraverso questa pratica. «È fondamentale sottolineare che, se non trattata tempestivamente, tale condizione può comportare un rischio significativo di fragilità psicologica»– spiega il Dottor La Pera- «secondo la mia esperienza, può influenzare le scelte di vita, le dinamiche relazionali e persino le decisioni professionali, spingendo le persone verso percorsi che potrebbero non essere convenienti o adatte alla propria personalità».
Pertanto, la comprensione e l’approccio appropriato a tali situazioni rivestono un’importanza fondamentale per il benessere psicologico e la realizzazione individuale. Parliamo dell’argomento con il Dott. Giuseppe La Pera, urologo e andrologo dell’UPMC Salvator Mundi International Hospital di Roma.
Circoncisione: chi ha paura del “drago”?
Dottore, durante un incontro sull’argomento circoncisione, lei ha esordito presentando agli spettatori la terrificante immagine di un drago.
Cosa intendeva esattamente con il riferimento alla creatura alata nel contesto della circoncisione? C’è un modo specifico per affrontare questo mostro subdolo della mente, quando si tratta di prendere decisioni sull’intervento chirurgico?
«Nella mitologia e nelle storie, il drago ha sempre rappresentato la manifestazione della paura più profonda, un’entità che si insedia nella mente umana paralizzandola. Questo simbolismo si estende nella vita quotidiana, dove l’ansia può assumere sembianze diverse, diventando un ostacolo insormontabile, come ad esempio il timore di affrontare un intervento, come quello della circoncisione. Timore legato, più che l’intervento stesso, ad altri sentimenti ben più complessi.
Ecco, la storia che ho raccontato durante l’evento, di quello che per me è stato il “paziente zero”, rappresenta in pieno la lotta simbolica contro il drago, contro paure infondate che, se non combattere in tempo, possono avere conseguenze pericolose per la salute».
La storia del “paziente zero”. Circoncisione e tabù
Ci può raccontare questa storia?
«Certamente. E’ la storia di un paziente di ventisette anni, che, usando un nome di fantasia, chiameremo Francesco.
Francesco era venuto da me per un problema di fimosi, una condizione nella quale la pelle che sta sopra il glande non scorre bene e non consente al glande di essere essere scoperto, determinando fastidio durante la masturbazione, durante l’attività sessuale, oltre che problemi igienici.
Quando si è presentato a visita, Francesco non aveva risolto questo problema che condizionava pesantemente la sua vita. Pensate che, nonostante si fosse laureato in economia alla Bocconi, ancora non aveva avuto rapporti sessuali completi. Il giovane era la rappresentazione della “bellezza maschile” ma aveva questo segreto che non confessava nessuno, neppure ai suoi genitori, che avrebbero potuto aiutarlo, perché riteneva che non fosse un tema da affrontare col papà o con la mamma. Pensava che si sarebbe risolto da solo con il tempo».
La paura del “drago”
Quali erano le ansie di Francesco e in che modo condizionavano la sua vita?
«Francesco mi disse innanzitutto che la fimosi condizionava pesantemente la sua vita. «Non mi fa realizzare i miei sogni, non mi fa sentire libero»- fu la sua risposta- «a ventisette anni ancora non ho avuto rapporti sessuali completi perché temo che una ragazza della mia età non voglia fare l’amore con uno che non si scopre il glande. Ho paura e vergogna di spogliarmi e soprattutto mi dà fastidio se una donna mi tocca».
«Ma perché hai aspettato tutto questo tempo?», gli chiesi. «Avevo paura… avevo paura dell’intervento chirurgico, avevo paura di avere dolore, ma soprattutto avevo paura di perdere l’intensità del piacere. Mi sentivo paralizzato e questa condizione non mi permetteva di crescere, di fare le mie scelte, di sentirmi libero. È un po’ come se dovessi combattere contro un drago» disse scherzando»
Mal comune…
Quello di Francesco è un caso isolato o effettivamente la paura dell’intervento è un fattore comune ad altri giovani?
«Dopo il “paziente zero” ho fatto centinaia di interventi di circoncisione e, cercando di dare seguito alle sue parole, ho iniziato a chiedere a tutti i ragazzi che operavo di circoncisione, quale fosse la ragione per la quale avessero tardato a fare un intervento così semplice e sicuro.
Sorprendentemente, fra le tante risposte possibili la più frequente è stata la paura. Il drago, accomuna molti altri pazienti…»
Come si può sconfiggere la paura della circoncisione: i consigli dell’esperto
Lei ha dichiarato che la paura si può sconfiggere con tre semplici mosse. In cosa consistono?
«Ebbene, avere paura quando si fa un intervento al pene, anche se è un intervento chirurgico che si fa da 5000 anni, dal tempo degli egiziani, è normale, ma se è questo il sentimento prevalente più importante, che impedisce a un adolescente di liberarsi di un problema in maniera semplice e rapida, allora ci sono tre cose che si possono fare per neutralizzarla.
La prima cosa da fare è l’informazione. Vedete, non tutte le circoncisioni sono uguali. Ci sono le circoncisioni che vengono fatte per motivi religiosi su un pene sano ma ci sono delle circoncisioni che si fanno quando c’è una patologia come per esempio la fimosi».
Parliamo di fimosi
Prima di passare alla “seconda mossa”, potrebbe darci qualche informazione sulla fimosi. Come si presenta?
«La fimosi può presentarsi in due modi: quella tradizionale quando il pene è a riposo, in cui la pelle che ricopre il glande non scorre all’indietro,
Impedendo al glande di essere scoperto e un’altra presentazione quando il pene è eretto.
Solo in questa condizione il glande non può essere scoperto perché c’è un anello che stringe e impedisce lo scorrimento della pelle».
Una domanda imbarazzante. Immagino che, un paziente che si presenta a visita, difficilmente possa avere un’erezione. Cosa fa in questi casi, per verificare eventuali problemi?
«Chiedo di portarmi una foto del pene in erezione… Molti pazienti mi mandano queste foto o dei mini video nei quali si vede che la pelle sopra il glande non scorre in maniera corretta».
Che cosa succede quando si ha la fimosi e non ci si opera?
«Oltre ai problemi sessuali e oltre alla fuga dalla relazione, ci possono essere dei problemi igienici. C’è l’aumento della frequenza delle malattie a trasmissione sessuale e se questa condizione persiste per molto tempo, in rari casi si può avere anche un aumento della frequenza del cancro del pene. C’è poi un’altra temibile complicazione che è la parafimosi, quella condizione nella quale la pelle del prepuzio scorre oltre il glande, ma poi stringe sotto il glande e non può essere più riportato in avanti, determinando edema e dolore. E questa è una vera e propria urgenza che va risolta in poco tempo».
La fimosi è una patologia ricorrente?
«In una ricerca che ho effettuato in un Comune vicino a Roma, a Ladispoli, dove ho visitato tutti i ragazzi al di sopra di 18 anni con altri quindici colleghi urologi, ho potuto mettere in evidenza che questa condizione, della fimosi o di scorrimento del prepuzio, difficoltà di scorrimento del prepuzio, è molto frequente e ricorre circa nel 7% dei casi, ma il dato più interessante che è emerso da questa ricerca è la correlazione con il fatto che questa condizione, in qualche modo, ritarda l’inizio dei primi rapporti sessuali.
Detto ciò, ho dedotto che questa condizione limita il sereno sviluppo fisico e psicologico degli adolescenti e soprattutto che la condizione di un handicap sessuale o la convinzione di avere un handicap sessuale, se non sostenuto da un genitore da un educatore, da una persona che ti vuole bene, può portare a una fragilità psicologica o a dei comportamenti non convenienti».
La seconda mossa
Torniamo alla seconda mossa. Quale sarebbe?
«Quella di farsi aiutare dai genitori. Anche io, che faccio l’urologo, da circa 40 anni ho avuto problemi con i miei figli. Ho impiegato almeno 2 anni per poterli visitare e alla fine ho dovuto minacciarli di non dargli la paghetta. Meno male che adesso sono grandi».
Solitudine o paura?
La storia di Francesco più che una storia di paura è una storia di solitudine?
«Certamente. Perché talvolta i genitori sottovalutano l’importanza dello sviluppo puberale e i ragazzi a 15-16 anni non si fanno più spogliare dai genitori perché hanno disagio. Gli stessi genitori hanno imbarazzo a spogliare un ragazzo che ormai ha fatto lo sviluppo ed è un uomo a tutti gli effetti e questo fa perdere loro il controllo della loro salute sessuale.
I genitori possono aiutare i giovani in questa trasformazione da adolescente a uomo. Possono aiutarli a gestire sentimenti e pensieri intrusivi che devono essere allontanati».
La terza mossa
A questo punto, parliamo della terza mossa per sconfiggere il drago. In cosa consiste?
«La terza mossa da fare è quella di stabilire un rapporto di complicità e fiducia con un urologo che possa accompagnare i giovani in questo percorso, che possa dare tutte le informazioni, tutte le rassicurazioni e aiutarli a fare questa scelta.
Ecco, il drago può essere neutralizzato con queste tre mosse: l’informazione, l’aiuto dei genitori e il rapporto di fiducia con un urologo».
Ultima domanda: ci può dare qualche anticipazione sulle nuove tecniche per operare la circoncisione?
«Oggi per operare la circoncisione possiamo utilizzare la suturatrice circolare che, nei casi indicati, migliora molto gli aspetti estetici della cicatrice, riduce il sanguinamento, il dolore e soprattutto accorcia i tempi chirurgici. E sapete quanto dura la parte chirurgica? Un minuto! Un minuto e sparisce la paura del drago».