Corsi di primo soccorso e di Basic Life Support nelle carceri femminili. E’ il progetto di Atena Donna, che parte da Rebibbia, in collaborazione con l’Università Cattolica (Facoltà di Medicina e Chirurgia) e la Fondazione Severino.
Il progetto prevede l’insegnamento delle tecniche di primo soccorso alle detenute, coinvolgendo sia le donne ristrette sia le agenti di polizia penitenziaria. L’iniziativa è partita il 24 ottobre nel carcere di Rebibbia e proseguirà anche in altre strutture detentive d’Italia.
Primo soccorso in carcere e la cura dell’altro
“Io e la dottoressa Martina Petrucci siamo molto contenti dell’avvio di questa attività che avrà un duplice obiettivo” – ha spiegato il professor Francesco Franceschi, ordinario di Medicina Interna alla Cattolica Campus di Roma e direttore di Medicina D’Urgenza e Pronto Soccorso del Policlinico Gemelli. “Il primo sarà quello di incrementare i livelli di sicurezza negli ambienti detentivi riguardo ad una possibile emergenza medica, istruendo tutte le donne che vorranno apprendere le tecniche del BLS. Il secondo sarà quello di promuovere la cultura dell’occuparsi dell’altro. Infatti, nelle circostanze in cui una persona perde conoscenza, avere accanto una persona altruista, può salvare la vita“.
“Sono fiduciosa che questo corso possa essere l’occasione per promuovere la cultura dell’aiuto reciproco e della responsabilità condivisa fra le donne detenute, intensificando quella rete di sostegno , che è peculiare della detenzione al femminile. Durante il corso donne e agenti penitenziarie potranno acquisire le competenze necessarie per affrontare situazioni di emergenza ed offrire aiuto a chi ne dovesse avere bisogno” – conclude Eleonora Di Benedetto della Fondazione Severino.
Carcere femminile di Rebibbia, il più grande in Italia
La casa circondariale di Rebibbia è la più grande delle quattro strutture detentive femminili presenti in Italia. E’ anche tra le più grandi in Europa. L’istituto è suddiviso in otto sezioni ed ospita donne detenute in regime di media ed alta sicurezza. Ci sono anche donne con figli ed un reparto di donne in semilibertà.
Relativamente alle attività culturali e ricreative previste, si tengono progetti di teatro, lettura e sceneggiatura. C’è una squadra di calcio a cinque femminile, composta da circa 20 donne detenute. Oggi entra a pieno titolo nella casa circondariale anche il progetto di primo soccorso.