La tubercolosi fa contare ancora dieci milioni di casi all’anno. E’ questo il numero, infatti – per la precisione 10,6 milioni – di persone che si sono ammalate di Tbc nel 2021. Il 10% di loro sono morte: 1,6 milioni di pazienti.
I dati sono quelli emersi nell’ultima Giornata Mondiale della Tbc, che ricorre ogni anno il 24 marzo. Lo slogan scelto per quest’anno è “Yes! We can end TB!” e lo scopo era segnalare “l’urgenza di continuare a investire risorse per intensificare la lotta contro la tubercolosi e realizzare gli impegni presi dai leader globali (…), adottare le nuove raccomandazioni e a garantire un approccio multisettoriale per la lotta alla malattia“.
Dal 2000 salvate dalla tubercolosi 74 milioni di persone
La data scelta per la Giornata mondiale, volta ad aumentare la consapevolezza su questa malattia, ricorda il giorno del 1882 in cui fu scoperto il Mycobacterium tuberculosis, il batterio che causa questa malattia infettiva e contagiosa. E in alcuni casi anche resistente, ma per la quale oggi sono disponibili anche nuovi farmaci orali.
“La tubercolosi multi-farmacoresistente (MDR-TB) rappresenta ancora un grave problema per la salute pubblica e una minaccia per la sicurezza sanitaria” – sottolinea il Ministero della Salute.
Non ci sono però soltanto dati negativi, perché l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) segnala anche ben 74 milioni di vite salvate dall’anno 2000. Gli sforzi fatti finora per porre fine alla malattia, dunque, non sono stati vani.
Tbc, i sintomi. Paesi poveri più colpiti
La Tbc aggredisce i polmoni e provoca forte tosse, che dura anche oltre tre settimane di fila. La malattia ha come sintomi, anche febbre, dolore toracico, sudorazione notturna ed espettorato con sangue.
L’Italia è considerato un Paese a “bassa endemia” perché si registrano meno di 10 casi di malattia ogni 100.000 abitanti. Nel 2021 sono 2.480 i casi di tubercolosi notificati.
Oggi la diagnosi è molto più veloce rispetto al passato: con i test molecolari si ottiene in poche ore, anziché settimane. In questo modo è possibile iniziare prima la terapia antibiotica e ridurre la diffusione nella popolazione.
La tubercolosi colpisce di più le aree più povere del pianeta. La pandemia da Covid-19 ha avuto un forte impatto sulle attività di sorveglianza, prevenzione e cura della tubercolosi. “L’impatto più evidente è stato la sostanziale riduzione (rispetto al 2019) del numero segnalato di persone con nuova diagnosi di tubercolosi sia nel 2020 che 2021; suggerendo un aumento del numero di persone con tubercolosi non diagnosticata e non trattata. Il più grave conseguenza, un aumento stimato della numero di persone che muoiono di tubercolosi” – si legge nel Global tuberculosis report 2022.
“Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è che con la solidarietà, la determinazione, l’innovazione e l’uso equo di strumenti, possiamo superare gravi minacce per la salute. Applichiamo questa lezione alla tubercolosi” – ha detto il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS.