Aggiornate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), le linee guida per i vaccini Covid in gravidanza e allattamento. L’aggiornamento si deve all’uscita dei nuovi sieri nell’ultimo anno ed alla possibilità di effettuare anche la quarta dose.
Mentre infatti inizialmente l’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’Istituto, a seguito dell’immissione in commercio del vaccino AstraZeneca, raccomandava la vaccinazione con vaccini a mRNA solo nelle donne a maggior rischio di contrarre l’infezione da Sars-CoV-2, oggi questi vaccini sono ritenuti di sicura efficacia.
Nel 2021 invece erano disponibili ancora limitate prove relative a questo aspetto. Le categorie a cui era consigliata l’immunizzazione erano le professioniste sanitarie e le caregiver, e le donne con maggiore rischio di sviluppare una malattia grave (età superiore ai 30 anni e BMI maggiore di 30 kg/m2).
Vaccini Covid efficaci: prevengono la malattia grave
Oggi l’efficacia dei vaccini Covid in gravidanza è comprovata. “Come per la popolazione generale, anche per le donne in gravidanza i vaccini a mRNA sono risultati particolarmente efficaci nel prevenire la malattia grave da Covid-19“.
I dati di sei Paesi, pubblicati dall’International Network of Obstetric Survey Systems (INOSS) evidenziano come più del 90% delle donne in gravidanza e puerperio che hanno sviluppato una malattia grave da Covid-19 non fossero vaccinate.
La sicurezza del vaccino è sia per il feto che per la madre. La somministrazione è raccomandata a tutte le donne in gravidanza. “Una recente revisione sistematica della letteratura che ha incluso 83 studi – si sottolinea – ha verificato la buona immunogenicità del vaccino e l’assenza di rischio di esiti avversi materni e feto-neonatali in eccesso rispetto a quelli descritti per la popolazione generale, concludendo per un rapporto rischi/benefici favorevole alla vaccinazione in qualsiasi fase della gravidanza“. Anche i neonati saranno protetti, grazie al passaggio transplacentare di anticorpi materni, soprattutto nelle ultime settimane di gestazione.
Quando si somministrano i vaccini Covid alle neomamme?
Per le donne in gravidanza, la quarta dose di vaccini a mRNA è raccomandata “nei dosaggi autorizzati allo scopo“. Tra la somministrazione del richiamo e la dose precedente (o precedente infezione da Sars-CoV-2) devono passare almeno 120 giorni. La vaccinazione primaria e i richiami (terza e quarta dose) possono essere somministrati contestualmente a quelle raccomandate in gravidanza (influenza e pertosse).
Nel caso di donne in allattamento, la vaccinazione primaria anticovid e dosi di richiamo (terza e quarta), sono raccomandate sempre “nei dosaggi autorizzati allo scopo” e non comportano interruzioni nell’allattamento. Anzi, il lattante stesso ne beneficerà, assumendo tramite il latte gli anticorpi sviluppati dalla madre. Tra il richiamo e l’ultima dose precedentemente somministrata (o l’infezione) come sempre devono trascorrere almeno 120 giorni. Il calendario vaccinale di un neonato allattato da madre vaccinata non prevede alcuna modifica.
C’è anche la quinta dose, chi può farla?
Oltre alla donne in gravidanza, i vaccini Covid sono per tutti. La copertura in Italia è abbastanza buona per tutte le categorie di persone e le fasce di età, con una minore percentuale nei bambini. Al momento, la terza dose è prevista comunque solo dai dodici anni in su.
Ora c’è anche la possibilità di effettuare la quinta dose, ma non tutti possono farla. E’ infatti indicata al momento soltanto per alcune categorie di persone: gli ultraottantenni e gli over 60 con specifiche patologie. Si può ricevere la dose anche insieme ad altri vaccini ed in particolare con l’antifluenzale, per il quale è consigliata la somministrazione nella stessa seduta.
Tra le patologie che danno la possibilità agli over 60 di ricevere la quinta dose di vaccino, ci sono: fibrosi cistica; fibrosi polmonare idiopatica; malattie respiratorie curate con ossigenoterapia; obesità grave (BMI >35); sclerosi multipla; sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie del motoneurone; distrofia muscolare; diabete di tipo 1 e 2 in terapia con almeno due farmaci o con complicanze; cirrosi epatica; sindrome di Down; disabilità grave; evento ischemico-emorragico cerebrale con compromissione dell’autonomia neurologica e cognitiva; morbo di Addison; anemia a cellule falciformi o altre anemie croniche gravi; talassemia major; mastenia gravis; stroke nel 2020-22 o antecedente ma con ranking ≥ 3; scompenso cardiaco in classe avanzata; pazienti post-shock cardiogeno; patologie neurologiche disimmuni; paralisi cerebrali infantili; panipopituitarismo.